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LA CARTA ARCHEOLOGICA DI PANTELLERIA. SPERIMENTAZIONE DI METODO E NUOVE PROSPETTIVE SULL'EVOLUZIONE DELLA COMPLESSITA' SOCIALE E POLITICA NELLE ISOLE DEL MEDITERRANEO CENTRALE
Maurizio Cattani, Maurizio Tosi, Sebastiano Tusa


L'esplorazione sistematica dei resti archeologici dell'isola di Pantelleria è stata iniziata nel 1996 da un gruppo di ricerca organizzato dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali della Regione Siciliana e la collaborazione dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Pantelleria, sotto la direzione congiunta di Maurizio Tosi e di Sebastiano Tusa.
L'isola di Pantelleria occupa una posizione centrale nell'articolato sistema delle rotte di scambio attraverso il Mediterraneo centrale. Le sue potenzialità archeologiche sono note da oltre un secolo grazie alle esplorazioni del Cavalieri e di Paolo Orsi. Nella sua fase iniziale il progetto è stato indirizzato su due direttrici di priorità:
1. la conferma e ulteriore precisazione delle aree di concentrazione dei resti archeologici, già limitate dalla raccolta fatta da S. Tusa per il Piano Paesistico;
2. la preparazione dei rilievi topografici e stratigrafici per costruire il parco archeologico di "I Sesi", in contrada Mursia.
Il periodo protostorico è dominato dagli imponenti resti dell'abitato e necropoli di Mursia. Il complesso culturale è databile tra la fine del Bronzo Antico e il Bronzo Medio ed indica una completa adesione dell'isola ai modelli siciliani. Molti elementi, quali le grandi opere di fortificazione, la netta segregazione pieno-vuoto tra l'agglomerato dell'insediamento e il territorio circostante, la grande visibilità delle tombe degli antenati poste a guardia del territorio agricolo come una corona di torri, indicano una organizzazione sociale politica del territorio molto avanzata, vicina nelle forme materiali ai chiefdoms polinesiani del XVII-XVIII secolo AD. E' improbabile che una tale società si sia potuta sviluppare nell'isola in condizioni di segregazione.
Non esistono ancora resti strutturali di siti di età neolitica ed encolitica. Non mancano rinvenimenti sporadici di materiale ceramico da Bujeber databile al III millenni a.C..
L'ossidiana dell'isola è distribuita almeno dal V millennio a.C. in Sicilia, nell'Italia meridionale e naturalmente nell'Africa settentrionale: è probabile quindi che l'isola sia stata coinvolta in più reti di scambio fin dal Mesolitico. L'aspetto più interessante è l'antichità della sua vocazione agricola. Se è stata l'ossidiana a creare le prime immissioni di frequentazioni nell'isola, la sua storia successiva e la sua articolazione con i paesi circostanti, la sua storia a partire dal Neolitico è direttamente collegata allo sfruttamento agricolo nei fertilissimi suoli vulcanici. La vicinanza dell'Africa è stato il fattore determinante nell'evoluzione culturale e politica dell'isola. Purtroppo la mancanza di dati per i periodi preistorici delle antistanti provincie della costa tunisina rendono difficile una più precisa definizione dei tempi e dei modi di tale interferenza.


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